Modelli comportamentali

Ho maturato la convinzione che la letteratura possa creare dei modelli di vita.

Quest’affermazione in un’epoca fortemente caratterizzata dal virtuale come questa, può suonare scontato e banale, ma così non era qualche decennio fa. O, se non era scontato, era inteso in modo completamente differente.
Il mio incontro con la letteratura risale alle frequentazioni alle quali ti obbligava la scuola per poi migrare nel tempo verso precisi obbiettivi.
Ho incontrato la science-fiction un’estate degli anni ’70, ma non le ho prestato troppa attenzione fino agli anni ’80, quando l’ho coltivata, l’ho accudita, ne ho mangiato i frutti per poi relegarla nel giardino dove si tengono i tesori per poterli guardare ogni tanto. Si è trattato di un’esperienza di vita inebriante, che ancora adesso mi appaga. E che mi ha dato un modello comportamentale che è difficile da spiegare, ma che soprattutto mi ha chiarito quali sono i meccanismi che regolano realtà e finzione.
Più avanti, negli anni ’90, ho incontrato qualcos’altro che ha completato questo modello: la medicina cinese. Più della fisica, che paradossalmente rimane per me un esperienza “astratta”, mi ha chiarito in modo inequivocabile il binomio e la correlazione inscindibile di energia e materia e l’ha tradotto in realtà.
L’accostamento della letteratura con la medicina cinese è perciò divenuto indispensabile per la comprensione di un modello comportamentale ottimale.
Ammesso che quest’altimo esista…

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