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Fare lo scrittore è fondamentalmente un bel lavoro. La paga non è sicura, ma quando i soldi arrivano – anche se non sono valanghe di bigliettoni – ti senti in cima al mondo. Ancor di più se oltre a fare lo scrittore riesci a diventare sceneggiatore.

Gli sceneggiatori sono quei tizi il grado di trasformare una brutta opera letteraria in un capolavoro cinematografico; sono anche quelli che hanno il potere di impoverire un’opera letteraria e trasferirla in un film mediocre. La storia del cinema è zeppa di esempi di uno e dell’altro. Se sei uno sceneggiatore del primo tipo è possibile che tu soffra di una  sindrome da affaticamento per il troppo lavoro. Quelli del secondo genere, alla lunga, a stento trovano compagnia per il sabato sera.

Ci sono esempi di scrittori che passano la loro vita, o l’hanno passata, tra un romanzo e una sceneggiatura. Mi piace ricordare autori italiani come Pasquale Festa Campanile, Tonino Guerra e Mario Soldati, oltre ad autori stranieri come ad esempio Ray Bradbury, Norman Mailer, Truman Capote e molti altri. Per nessuno un vero lavoro, a volte solo un evento sporadico, una sorta di comparsata. Ma c’è anche chi, invece, ne ha fatto una significativa parte della propria attività, come ad esempio Richard Matheson, un autore americano che potrebbe incarnare il sogno di ogni scrittore.

Classe 1926, scrittore da sempre, ha subito gli orrori della guerra, è stato giornalista, editore, operaio, per diventare negli anni ’50 anche soggettista, con un’elenco impressionante di contributi, che vanno da serie tv, film e cartoni animati; non si è fatto mancare niente, nemmeno apparizioni in film di cui è stato sia autore che sceneggiatore, oppure come cammeo in opere di altri.

La forza di Matheson sta nella sua naturale capacità di scrivere storie originali, in bilico tra lirica e avventura. Non si può non citarne alcune: Io sono leggenda (I am Legend, 1954), Tre millimetri al giorno (The Shrinking Man, 1956), Duel (Duel, 1971), Appuntamento nel tempo (Bid Time Return, 1975), Al di là dei sogni (What Dreams May Come, 1978). Tutte sue opere letterarie che sono divenute pellicole cinematografica, che in molti caso lo hanno visto anche tra gli sceneggiatori.

L’elenco delle sceneggiature di Richard Matheson è impressionante, al quale bisogna poi aggiungere i numerosi contributi a famose serie televisive, come ad esempio Ai confini della realtà (The Twilight Zone, 1959), oppure contributi per famosi registi, come Robert Corman (Oscar alla carriera nel 2010) e Steven Spielberg (che va be’, chi non lo conoscere non è neanche il caso che si interessi di cinema…).

Il vantaggio di essere lo sceneggiatore di se stesso è indubbio, anche se comunque rimangono sempre le incognite legate al pensiero dei produttori. Ad esempio: Io sono leggenda, romanzo del 1954 di cui nel 1957 un produttore britannico ne acquista i diritti cinematografici e chiede a Matheson di firmare la sceneggiatura; già a quel punto aveva firmato numerose sceneggiature, alcune delle quali da altre sue opere. Ma stavolta la sceneggiatura non piace, e la produzione rimane ferma all’idea.

Per vedere il suo romanzo portato sullo schermo Matheson deve così aspettare il 1964, con un progetto che vede uniti l’Italia e gli USA: L’ultimo uomo sulla Terra. La sceneggiatura è di Furio Monetti e la regia di Ubaldo Ragona, tra i protagonisti spicca il nome di Vincet Price. È la prima volta che il romanzo viene portato sullo schermo nella sua interezza, e all’opera risulta anche l’intervento attivo dell’autore alla sceneggiatura; cosa che invece non avviene nel 1971. In quell’anno gli USA producono 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra (The Omega Man), regia di Boris Segal, che si avvale quali sceneggiatori i fratelli Corrington. Indimenticabile protagonista della pellicola è l’altletico Charlton Heston. Ma anche il nuovo millennio non si fa sfuggire l’occasione di dare una nuova lettura cinematografica al romanzo; ci pensa Francis Lawrence che nel 2007 firma la regia di Io sono leggenda (I Am Legend), una produzione americana in cui il protagonista è l’onnipresente Will Smith.

Richard Matheson è uno scrittore della cosiddetta letteratura di genere. Nelle sue storie deve accadere sempre qualcosa, che sia legato all’azione pura (come nelle storie di genere western) oppure all’insolito (come nella sue vasta produzione legata al mistero e alla science-fiction); in ogni caso tutte le sue storie sono ricoperte da uno smalto durevole che le sanno far riconoscere al primo sguardo.

(Articolo pubblicato sul n.27 di Io Come Autore)

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